giovedì 22 novembre 2007

L' amore ai tempi delle circolari

Da: Quercioli Andrea

Inviato: mercoledì 11 giugno 2003 9.53

A: Lolli Roberta

Oggetto: giornalino

Robby, leggi stà storia e dimmi se può andare

L'amore ai tempi delle circolari

C'era una volta, magari nemmeno tanti anni fa, che poteva capitare che un collega decidesse di staccare un po' prendendosi un caffè. Lì magari incontrava sempre una collega, con le sue colleghe, che staccavano un po' e , per un motivo banale, magari perché non si avevano in tasca abbastanza spicci per un caffè, si scambiavano due battute magari sulla qualità del caffè o cose del genere. Magari poi il collega arrivava alla mattina parcheggiando ad orari diversi prima in Via Stalingrado, poi in Via Calzoni, fino a che non incontrava la collega che aveva appena piazzato la macchina.

Allora facevano finta di incontrarsi per caso e percorrevano quelle poche decine di metri fino alla porta d'ingresso parlandosi e iniziando a conoscersi se non altro per nome, cognome e settore di appartenenza.

Magari più tardi, a metà mattina, uno dei due avrebbe fatto un salto nell'ufficio dell'altro con una scusa qualsiasi e dopo quindici minuti di ravanamento uno avrebbe invitato l'altro per prendere un caffè insieme e avrebbero continuato la conoscenza facendo seguire la bevanda, oramai fredda tra le mani, da una sigaretta tattica.

Magari poi tornavano nei loro uffici che erano stati assenti una mezzorata e i colleghi per sfotterli dicevano che li aveva cercati il capo ma loro continuavano ad annuire, con un sorriso idiota stampato in faccia. Magari nessuna dei due pensava ancora che certi amori a volte, nascono anche così.

C'era una volta, magari nemmeno tanti anni fa, che poteva capitare che un collega andasse a prendersi un momento di relax alla macchinetta del caffè. Lì magari incontrava sempre una collega con le sue colleghe a prendersi un un momento di relax e , per un motivo banale, magari perché non si aveva la chiavetta abbastanza carica, si scambiavano due chiacchiere magari sulla qualità del caffè o cose del genere. Magari poi il collega arrivava alla mattina alle sette e un quarto sennò non trovava da parcheggiare presto e dove trovava sennò non trovava posto e cazzeggiava camminando tra Via Stalingrado e Via Calzoni fino a che non incontrava la collega che aveva piazzato la macchina.

Allora facevano finta di incontrarsi per caso e percorrevano quelle poche centinaia di metri fino alla porta d'ingresso parlandosi e iniziando a conoscersi se non altro per nome, cognome e settore di appartenenza.

Magari più tardi, a metà mattina, uno dei due avrebbe telefonato all'altro per prendere accordi per un caffè insieme e avrebbero continuato la conoscenza facendo seguire la bevanda, oramai fredda tra le mani, da una sigaretta tattica. Magari poi lui tornava nel suo ufficio che era stato assente un quarto d'ora e il capo gli chiedeva dove cavolo era stato tutto quel tempo e poi parlava di lavoro ma lui pensava solo a quel file carino che aveva visto in internet e che poteva mandare a lei. Magari nessuna dei due pensava ancora che certi amori a volte, nascono anche così.

C'era una volta, magari nemmeno tanti anni fa, che poteva capitare che un collega andasse a prendersi una pausa ristoro alla macchinetta del caffè. Ci arrivava e subito bestemmiava perché aveva solo una moneta da 20 centesima e la macchinetta caricava solo un euro. Lì magari incontrava sempre una collega con le sue colleghe a prendersi una pausa ristoro e , per un motivo banale, magari perché il caffè era finito, ci si consultava se si poteva fare una deroga alla circolare del personale andando in un altro punto ristoro ci si conosceva. Magari poi il collega uscendo dal parcheggio di piazza Costituzione andava fino al parcheggio di via Maserati sperando che lei parcheggiasse là. Allora facevano finta di incontrarsi per caso e si davano una mano a togliersi dalle scarpe i rispettivi fanghi dei rispettivi parcheggi e poi facevano insieme quei due kilometri di strada fino alla porta d'ingresso così almeno imparavano a conoscersi almeno di nome e parcheggio. Magari lui a metà mattina mandava una e-mail a lei per invitarla a prendere un caffè ma lei non rispondeva perché era al terzo trasloco del mese e quindi era scollegata. Così lui se ne andava si accendeva una sigaretta e usciva a prendere un caffè ma incontrava il suo capo che gli ricordava che nei corridoi non si poteva fumare e così ritornava nel suo ufficio dove si poteva anche se al collega di stanza dava fastidio e meditava.

Meditava su quanto fosse difficile l'amore ai tempi delle circolari.

-----Messaggio originale-----

Da: Lolli Roberta

Inviato: mercoledì 11 giugno 2003 10.05

A: Quercioli Andrea

Oggetto: R: giornalino

Ho letto attentamente la storia, ma mi sembra veramente un tantino molto fantascientifica sopratutto nel finale. Figurati se fanno circolari del genere !!!

Mezze stagioni

MEZZE STAGIONI

GIUGNO 2001: “ Non ci sono più le mezze stagioni” pensò automaticamente l'impiegato nel terziario avanzato considerando che già la giacca leggera gli faceva troppo caldo. Guardando i colleghi che entravano alla spicciolata nell’atrio della primaria compagnia assicurativa e notando le polo a maniche corte sotto le giacche, le gambe nude sotto le gonne, i primordi delle abbronzature rubate dai primi week-ends al mare si chiese oziosamente se una banalità di prima mattina come quella che aveva pensato potesse servirgli come un incipit per un articolo sul giornalino del circolo aziendale. Tra breve sarebbe andato in ferie e l'estate ancora una volta sarebbe iniziata, portando la sua dote vitale di odori penetranti, colori forti e falso senso di libertà. Certamente durante l’intervallo, avrebbe cercato un punto soleggiato godendo di questo sole ancora non violento che sembrava un anticipo di un viaggio. Buttò un’occhiata compiaciuta ai tazebao attaccati di fronte all'ingresso che, con inchiostro rosso e nero chiedevano un "contratto subito !" , presagio di un’estate calda finalmente (e giustamente) non solo dal punto di vista climatico poi, al sicuro nel suo ufficio, con l'aria condizionata che entrava discreta a confondersi con il piacevole tepore esterno, diede un’occhiata al quotidiano. Le pagine parlavano del nuovo governo e delle dichiarazioni di intenti per il vertice degli 8 paesi più potenti della terra che, da lì ad un mese, avrebbero dovuto trovarsi a Genova a discutere dei destini della Terra. Soprattutto si parlava molto di chi e come avrebbe contestato questo vertice, ma poco dei perché. Inutilmente cercò tra le pagine notizie di quell’opuscolo , edito da Medici senza frontiere, che per caso aveva trovato in un ambulatorio USL e dove si diceva che centinaia di migliaia di africani muoiono ogni anno perché i loro governi non hanno abbastanza soldi per pagare i diritti di brevetto su alcuni farmaci specifici o perché le case farmaceutiche non li producono in quanto poco redditizi. D' altra parte non si stupì più di tanto: qualche anno prima una delle tante guerre dello scorso secolo avveniva a non più di 6 ore d'auto da casa sua. E mentre qualcuno tirava colpi di mortaio a qualcun altro che faceva la fila per un pezzo di pane, i media trattavano la cosa come una telenovela senza il riassunto delle puntate precedenti e soprattutto non rispondevano alla domanda forse più interessante: chi aveva costruito e venduto quella bomba di mortaio ? Questo stava pensando l'impiegato nel terziario avanzato quando il telefono squillò dando ufficialmente il segnale di entrata nella magica, esaltante, produttiva settimana di affari.

LUGLIO 2001: - Allora ? Hai già fatto le ferie ? - L'impiegato nel terziario avanzato si sintonizzò sullo stile della telefonata dell’interlocutore e riuscì a rispondere a tono mascherando abilmente l’irritazione per lo squillo ad un orario insolitamente precoce. In fondo una banalità sentita di prima mattina poteva anche essere un buon incipit per un articolo sul giornalino del circolo aziendale.

Non che stesse facendo granché, in effetti. Il quotidiano lo nauseava sempre più, specie in quel periodo dove era pieno di articoli sulla blindatura di Genova che attendeva il vertice degli 8 parrucconi .e sulle strategie degli oppositori a sfondare il cordone di polizia e andare sotto il Palazzo a fare sentire la propria voce. Perché era proprio lì il punto: quella voce, per quanto espressa da una moltitudine, non faceva ancora abbastanza audience. Così la campagna contro le mine antiuomo, quelle per l’abolizione dei paradisi fiscali e sull’ azzeramento del debito pubblico dei paesi del terzo mondo, entravano in seconda o terza serata, giusto per accontentare il target più insonne. Probabilmente l’irritazione nasceva dal viaggio in Nord Africa che aveva appena fatto e da dove si era portato a casa un souvenir fatto di valori e di ritmi che ora stridevano apertamente con il suo quotidiano fatto di business e velocità sempre meno umane. L'impiegato nel terziario avanzato cercò un foglio dove scrivere un appunto e scovò un volantino sindacale che annunciava in 15 righe una fase di stallo e difficoltà nelle trattative che si sarebbe potuto spiegare in 5 righe o, nei bar, addirittura in 5 irripetibili parole. Pensando a qualche spunto per un articoletto di costume da scrivere per il giornalino del circolo aziendale, si accese una sigaretta aprendo un po’ di più la finestra e sentendo subito la vampata di afa, a stento mitigata dal condizionatore. “Strani gli americani – gli venne da riflettere a causa del connubio afa - sigaretta – votano un presidente che non ratifica il trattato di Kyoto per l’emissione dei gas che provocano il surriscaldamento della terra e poi quasi ti fucilano se ti accendi una paglia.” Probabilmente nel week-end si sarebbe incolonnato tra lamiere e asfalto per cercare un po’ di refrigerio alla spiaggia più vicina. Nell’attesa di quel caldo momento, rispose all’ennesima telefonata della giornata. In fondo i soldi non sentono il caldo.

AGOSTO 2001: " Ma da quando è che non abbiamo un Agosto così caldo ?" pensò l 'impiegato del terziario avanzato passando dal falso refrigerio dell’aria condizionata a quel forno a micro-onde che sembrava il mondo esterno. Poteva essere un buon inizio per un articolo sul giornale del circolo aziendale, ma non gli venne in mente perché lì, sotto il porticato della primaria compagnia assicurativa, persino i manifesti murali attaccati quattro mesi prima, sembravano sudare e la oramai familiare scritta: “contratto subito !” sembrava sempre più disperata. La luce accecante si spaccava sulle forme rendendo lo scenario tutto in bianco e nero, luce e ombra attraversato dall’ afa soffocante. Lui cercò un angolino dove il sole non battesse ricordando che non era passato tantissimo tempo da quando si era trovato inzuppato da un giorno di pioggia. Era accaduto in quei giorni concomitanti al convegno dei G8. Qui , al venerdì pioveva acqua e là piovevano botte e lacrimogeni. E mentre gli apparati continuavano a far piovere menzogne e giustificazioni ingiustificabili, lui aveva visto i cerotti e i lividi di chi c’era, le foto che si trovavano agevolmente in rete, i filmati dai tg. Soprattutto aveva visto la paura trasformarsi in rabbia negli occhi di tante persone, ragazzi e ragazze che potevano essere suoi figli.. Rabbia che lo aveva anche avvolto, come l’afa che respirava, nel piazzale della stazione alla celebrazione delle 85 vittime della strage del 2/8/1980. Quel mattino, c’ era chi fischiava un sindaco che non pronunciava l’ aggettivo “fascista”, e c’era chi non prendeva con filosofia la questione che la sua azienda non concedeva permessi a chi voleva partecipare alla manifestazione e c'erano rappresentanti della maggioranza che a colpi di retorica ventennale cercavano di smussare il muro ostile che avevano di fronte. Con la camicia che era diventata una seconda pelle a causa della temperatura, quel mattino lui pensava che quando hai 20 anni, una bomba che fa più di 85 morti, una manganellata inutile, non ti cambiano la vita. Sono le cose che ne conseguono: la verità distorta e insabbiata, i fatti piegati a logiche di potere, le lacrime di coccodrillo che cambiano qualche cosa. Cambiano il senso dello stato, l'atteggiamento verso il potere e la percezione del proprio ruolo: da cittadino a numero. Con questi pensieri ballerini nella testa tornò nel luogo di lavoro, dove il mondo del business non si era fermato per un semplice ricordo. In fondo era un rito oramai ventennale.

SETTEMBRE 2001: " Fermare il terrorismo con tutti i mezzi. " L' impiegato del terziario avanzato lesse quelle prime righe di articolo sul quotidiano pensando che forse non avrebbe utilizzato una banalità così ipocrita per iniziare un articolo per il giornale del Circolo Aziendale. I giornalisti professionisti invece sì. L' 11 settembre 2001 era diventata una di quelle date in cui si era vissuta la storia nel senso di data da evidenziare sui libri futuri. Ognuno si sarebbe ricordato cosa stava facendo in quel momento in cui ricevette la notizia del più spettacolare ed efficace attentato criminale del dopoguerra, escluse le guerre locali, i massacri etnici e le piogge di mine antiuomo.

In quel momento lui stava facendo dei calcoli al computer e, mentre ancora non riusciva a metabolizzare le notizie aspettandosi da un momento all'altro che uscisse un Bruce Willis a sistemare la cosa, il suo capo lo aveva chiamato per una delle tante verifiche sul lavoro svolto. Gliene era stato quasi grato perché gli sembrava quasi un atto di pura sopravvivenza. Ora che le polveri delle Twin Towers si erano dissolte, poteva venire anche il momento del pensiero, del dubbio, delle domande. Ma la vicenda già aveva preso la china che ogni tanto prendono quegli incubi ricorrenti da cui non è possibile svegliarsi. La lotta al terrorismo non avrebbe coinvolto i paradisi fiscali, l'origine dei giganteschi movimenti di denaro, il traffico d' armi. La lotta al terrorismo si sarebbe risolta in una prova muscolare a danno degli abitanti di qualche povero paese già abbastanza massacrato dalla storia e chi avrebbe cercato una voce diversa da questo coro sarebbe stato solo uno che non capiva come stava andando il mondo. Un aereo passò facendogli alzare la testa a guardare quel cielo ancora afoso nonostante la fine dell' estate. Quel cielo che sarebbe stato tra breve e repentinamente freddo e minaccioso, pieno di nuvole cariche di temporali, di aerei che si schiantavano sull'umanità o che avrebbero sganciato bombe non abbastanza intelligenti da rifiutarsi di scoppiare. Guardando quel cielo desiderò che tornassero le mezze stagioni, quelle dei climi non violenti, dei profumi, dei colori che non erano solo il bianco e il nero.

Poi mentre, chissà perché, gli era saltato in mente il tazebao con la scritta “ contratto subito” che penzolava da un angolo dove il nastro adesivo non aveva tenuto , il telefono squillò nuovamente.


Agosto in Azienda

2/8/2000

E arrivava il mese di Agosto e accanto alla comunicazione che erano già stati inseriti i cartellini di Agosto ce ne era un'altra del sindacato che diceva che la mattina del 2 ci sarebbe stata la celebrazione delle vittime della strage in stazione e che l’azienda concedeva un permesso da non recuperare dalle 9 alle 11 per chi voleva parteciparvi.

E allora c’era chi si metteva d’accordo con i colleghi perché in alcuni uffici i capi erano preoccupati che non rimanesse nessuno per due ore, e c’era chi non si metteva d’accordo perché tanto per due ore non casca il mondo né tantomeno casca una compagnia di assicurazione. E poi c’era chi andava via alle 9.00 per andare anche in corteo, e c’era chi andava via alle 9.30 perché rimaneva inchiodato da una telefonata di lavoro e c’era la troncava dicendo: “Scusa ma stò andando via. Sai è il 2 Agosto…” e dalla altra parte del filo rispondevano “Ah, sì, è vero… vai vai. Non casca mica il mondo se mi richiami tra un paio d’ore o nel pomeriggio.”

E c’era chi ci andava a piedi , magari partendo da solo e poi unendosi a qualche gruppetto di colleghi incontrato per strada. Oppure prendeva l’autobus e rideva e scherzava come quando si esce da scuola prima. O anche si facevano le macchine, perché tanto, di Agosto, un parcheggio si trova e “vuoi che i vigili facciano la multa proprio stamattina ? E poi se stà in divieto per un paio d’ore, non casca il mondo”

E poi, nel piazzale della stazione, si cercava un posto un po’ all’ombra perché d’Agosto il sole picchia. Ma il posto all’ombra era già occupato dai pensionati, mischiati ai viaggiatori frettolosi. E allora si stava comunque in gruppo e si guardava chi c’era e chi non c’era. E c’era sempre chi non ci si aspettava che ci fosse e non c’era chi ci si aspettava che ci fosse. E ancora si parlava e qualcuno diceva che, in quel giorno di 10 anni fa, lui era proprio passato di lì un po’ prima che succedesse e qualcun altro, quel giorno lì, era al mare o in montagna con i nonni e giocava aspettando i cartoni di Candy candy.

E poi arrivava il corteo e, piano piano scendeva sempre di più il silenzio fino a che non saliva sul palco il Presidente della Associazione delle Vittime. Allora ci si alzava sulle punte dei piedi per guardare oltre a chi si proteggeva la testa con un quotidiano, alla folla, agli stendardi delle città e alle bandiere delle associazioni e si applaudiva indignati quando lui parlava di verità, giustizia e abolizione del segreto di Stato sulle stragi. E mentre l’oratore parlava si avvicinava un collega che era solo una faccia da corridoio e sussurrava: Con suo figlio ci andavo a scuola.

E poi, alle 10,25 c’era il minuto di silenzio e il fischio del treno, e si stava tutti zitti e pensierosi e poi partiva un applauso che sembrava lunghissimo e alla fine qualcuno aveva gli occhi umidi.

E poi parlavano le istituzioni e c’era chi applaudiva il sindaco e chi fischiava il rappresentante del governo di turno e chi si metteva all’ombra o voleva andare via perché di quello che dicevano le istituzioni non gliene fregava niente o perché erano quasi le 11. E poi si tornava indietro e magari ci si sedeva un attimo ad un barettino perché faceva molto caldo e c’era sempre chi diceva: Arriviamo tardi, sono già le 11. E allora qualcun altro rispondeva: Vorrà dire che prenderemo mezz’ora di permesso da recuperare, cosa vuoi che sia, non casca mica il mondo.

E poi c’era chi andava alla Celebrazione perché erano scoppiate altre bombe o perché erano cambiati i nomi dei partiti o perché al governo c’era chi voleva cambiare qualcosa sulla lapide commemorativa. E il piazzale era un po’ diverso per via della sua ristrutturazione ma sembrava sempre uguale come le facce dei pensionati all’ombra e tra cui si riconosceva, magari, un vecchio collega. E mentre si aspettava il corteo qualcuno ricordava che, in quel giorno di 20 anni fa, lui era proprio passato di lì un po’ prima che succedesse e poi si ascoltava il nuovo Presidente della Associazione delle Vittime e si applaudiva quando lui parlava di verità, giustizia e abolizione del segreto di Stato sulle stragi e alcuni fischiavano il nuovo sindaco ed altri applaudivano il rappresentante del governo di turno.

E poi si tornava indietro, con la breve sosta al solito barettino perché faceva caldo e c’era sempre chi diceva: Arriviamo tardi, sono già le 11. E allora qualcun altro rispondeva: Vorrà dire che prenderemo due ore e mezza di permesso da recuperare.

Perché ora il mondo forse sarebbe anche potuto cadere per un paio d’ore di permesso ma la memoria stava ancora ostinatamente in piedi.

e venne il bar...

E venne il bar che era un carrello spinto da Romeo e , successivamente, da Franco. E sul carrello c’erano tre thermos. Il primo conteneva tè caldo. Il secondo conteneva latte caldo. Il terzo conteneva caffè caldo. E tutti dicevano che il caffè sembrava proprio tè e il tè sembrava proprio latte. Il latte sembrava latte, ma questo non lo diceva nessuno.

Tutti comunque erano daccordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne la macchinetta distributrice e dovevi spingere un numero che corrispondeva al tipo di bevanda che volevi. E allora la gente diceva: “Adesso mi prendo un dodici” e poi, dopo aver assaggiato la bevanda commentava: “Ma è proprio un dodici ? Perchè sà di ventuno. “E c’era la foto di un tizio in divisa da barman che mostrava sorridente, diversi tipi di cocktail. Ma la macchinetta non distribuiva cocktail. Forse per questo fatto, si disse che il tizio vestito da barman era il nipote scapestrato del produttore delle macchinette e che lo zio l’avesse voluto nelle foto per dargli una occasione di rimettersi sulla retta via.

Tutti comunque erano daccordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E poi venne un nuovo tipo di macchinetta distributrice e non spingevi più un numero ma un bottone vicino al tipo di bevanda desiderata. E allora la gente diceva: ““Adesso mi prendo un caffè lungo molto dolce” e poi, dopo aver sentito la bevanda commentava: “Ma è proprio un caffè lungo molto dolce ? Perchè sà di caffè normale amaro“ La foto non c’era più perchè il nipote scapestrato era fuggito con la cugina ed era ai Caraibi a spendersi tutti i soldi in Cocktail. Però c’era la chiavetta e tutti presero la chiavetta e ci attaccarono ogni tipo di portachiavi e porta chiavetta. E allora i fogliettini che dicevano “mi ha preso 100 £. senza darmi niente” fuorono sostituiti da foglietti che dicevano: “ Mi ha smagnetizzato la chiave”.

Tutti comunque erano daccordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne un nuovo tipo di macchinetta come la precedente però tutta colorata e con un piccolo display. Sembrava un videogioco della Chicco e i bigliettini non si notavano più sullo sfondo.E adesso prendeva anche le monete da 1.000 £. e tutti quelli che avevano monete da 1.000 £. e dicevano della precedente macchinetta: “Come mai non prende le mille? “ ora chiedevano:”Come mai non prende anche gli Euro ?” Però, c’era più scelta e tutti dicevano “Ma e proprio un caffè macchiato amaro ? Perchè sembra un cappuccino decaffeinato molto dolce.”

Tutti comunque erano daccordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne un nuovo tipo di macchinetta che tu inserivi un tesserino con dentro un chip e tutti restituirono la chiavetta e presero il tesserino e lo misero in speciali porta tessere e portatesseriniini. E ogni tanto la gente si sbagliava e inseriva il tesserino della mensa Coop o la Viacard Agip E allora, se la macchinetta era in buona, ti dava il caffè e la gente diceva: “Questo caffè sà di pasta al forno (o di benzina) . E una voce usciva dalla macchina e ti chiedeva: “Cosa desidera? “ e molti andavano a prendere il caffè perchè finalmente trovavano qualcuno di gentile. E c’erano 43 tipi di caffè e quando uno lo assaggiava diceva: “Ma è proprio caffè basso di miscela arabica Venezuelana, con zucchero di canna ? Perchè sà di caffè di altezza meditteranea con orzo canadese e zucchero di barbabietola biologica.”

Tutti comunque erano daccordo sul fatto che il caffè preso al bar era tutta un’altra cosa.

E venne il momento che non c’erano più le macchinette distributrici perchè così si evitavano gli assembramenti nei corridoi . Per avere un caffè aprivi un programma , digitavi la bevanda desiderata e ti usciva un bicchierino da un drive . Molta gente lo assaggiava e diceva: ”Ma non ci sarà un virus ? Perchè ho digitato www. caffè alto con poco latte.it e invece mi sà che è uscito un www. caffè con cacao dolce. it “Non c’erano più tesserine magnetiche, e nemmeno chiavette o soldi in moneta. Tutto era stato sostituito da una semplice password che ti addebitava il costo in busta paga, e allora la gente aveva preso delle porta password e quando se le dimenticava scriveva su un biglietto.”Ho perso la password” ma non sapeva dove attaccare il foglietto .

Tutti comunque erano daccordo sul fatto che il caffè preso alla macchinetta era tutta un’altra cosa.

biglietti per la chiave smarrita

Considerati i tanti che quotidianamente smarriscono la chiave per il caffè, alleghiamo qui alcuni modelli di messaggio da inviare in e-mail per chiedere aiuto al ritrovamento.

Modello

Testo

Patetico

Smarrita chiave con portachiavi di un Puffo regalatomi da un bambino piccolo e innocente. Chi la trovasse è pregato di contattarmi perché il bambino stà piangendo.

Tosto

Smarrita chiave con attaccato un guantone da pugile. Se qualcuno la trova e non me la restituisce gli faccio un culo che se lo ricorda per tutta la vita.

Utopico

Smarrita chiave con dentro 100,00 attaccato ad un portachiavi in oro massiccio dal valore di circa 50.000,00. per chi la trova: un mocaccino di ricompensa.

Erotico

Smarrita chiave con attaccato vibratore modello King-Size a quattro velocità . Chi la trovasse è pregato di disinfettarmelo prima di resituirmelo.

Disperato

Smarrita chiave con portachiave a cui era attaccata anche: chiave di casa, della macchina, della cintura di castità di mia moglie.

Sindacalese

Dopo aspro e serrato confronto con la macchinetta del caffè la trattativa si è rotta lasciando sul posto una chiavetta. Chiediamo il sostegno di tutti i lavoratori per una grande mobilitazione al fine di ritrovare il dialogo (e la chiave), persi.

Ufficio Personale

Desideriamo portare a Vostra conoscenza che è in corso una ricerca di personale per una posizione nell’ambito dell’unità Ricerca Chiave Smarrita di Unipol Assicurazioni (coffekey Patrol)

Per le candidature sono richiesti i seguenti requisiti:

la laurea in Criminologia e/o Giurisprudenza con consolidata esperienza in caccia al tesoro e/o Cluedo;

buone competenze in campo di programmazione delle chiavi magnetiche, rilevazione di impronte, esame del DNA.

Berlusconiano

Smarrita chiave con annesso portachiavi regalatomi da Bush. Se nessuno me la restituisce siete proprio una compagnia di comunisti di merda.

Splendido

Smarrita chiave con annesso portachiavi. Tenetevela che tanto mi compro la Daem

Terrorista

Smarrita chiave con portachiavi a forma di bomba ad orologeria. Per chi l’avesse trovata informo che non ricordo l’ora a cui l’avevo puntata.

Trasloco

Smarrita chiave alla macchinetta che ieri era al terzo piano Unipol 1 e oggi è al primo piano di Unipol 2. Chi l’avesse trovata sulla macchinetta del piano terra di Unipol 3 e pregato di contattarmi (sono al piano 2 di Unipol 4 ma, probabilmente domani sarò al piano secondo di unipol 9)

Tecnico

Smarrita chiave magnetica a 12 bit con raggio d’azione di 95 gb convertibile in 44 ritter con annesso supporto di sostegno estetico in lega d’alluminio al 43% dal peso di circa 187,98 gr.

In Rima

Smarrita una chiavetta per colpa della fretta/ un portachiavi vi era attaccato e un amica me l’aveva donato/chi la trovasse per favore/ mi contatti a tutte l’ore.

glossario ittico (2004)



DEFINIZIONE

SIGNIFICATO

Bava

Filo di saliva che cola lungo l'angolo della bocca di Careddu quando la sua postazione è di fronte ad una avvenente pescatrice in bikini.

Bidone da imbianchino

Contenitore usato da Mazzoni per trasportare bigattini.

Bigatto

Doppio gatto. Usato spesso come diminutivo Bigattino, il quale consta in un essere piccolo, viscido e sottile che vive generalmente nelle insalate della mensa, si riproduce ad una velocità vertiginosa e si diventa scemi a raccoglierli.

Bilancia

Segno zodiacale dell'unico pesce catturato da Tamassia nel 1976.

Bombarda

a) Soprannome della cuoca della trattoria di Luminasio (Viva viva la Bombarda che frigge la crescenta calda);

b) Oggetto che serve a prendere un particolare tipo di pesce. Il suo uso è semplicissimo basta lanciarla in acque profonde e lasciarla lì un cinque dieci anni. Quando svuotano il laghetto per pulirlo ci si fà un salto a veder cosa si ha preso

Busonaccio

Titolo che viene dato a chi vince il torneo di pesca.

Canna

Droga leggera usata dai pescatori. E' rappresentata da un bastone sottile e lungo a cui vanno applicati svariati accessori. Tenendola per ore sopra un corso d'acqua, si avranno stupefacenti allucinazioni , specie se si è in piedi sotto al sole di Luglio.

Cappellino

Specie di frittata caduta sulla testa. Munito di due zippe laterali per dare aria alla testa, deve dare l'espressione da scemo a chi lo porta, se nò non è omologabile.

Crescentina

Esca usata (con successo) dal gestore di una trattoria di Luminasio.

Esca

a) prima e ultima frase pronunciata dal responsabile di Morandi dopo che questo aveva chiesto un avanzamento di livello. b) tentativo di convincere il pesce a collaborare.

Galleggiante alla carbonara

Oggetto che galleggia con pancetta affumicata, uova e grana

Galleggiante alla napoletana

Oggetto che galleggia e vende rolex falsi alle trote.

Galleggiante alla padania

Oggetto che galleggia, non pesca pesci meridionali. e vuole la secessione dalla canna.

Galleggiante all'inglese

Oggetto che galleggia contromano con cui si prende il tè alle cinque.

Girella

Girotondo che fanno le carpe intorno all'amo prendendo per il culo il pescatore.

Giubbottino

Indumento tipico dei pescatori. Senza maniche ma con un paio di centinaia di tasche, serve a fare notte cercando le chiavi della macchina.

Gobba

Pesce portafortuna.

Guadino

Attraversamento a piedi di una pozzanghera.

Guadone

Attraversamento a piedi del Po.

Guardone

Pescatore fallito che spia tra i cespugli le gare di pesca

Lenza

Figlia di Lenzi.

Nassa

Specie di cassa che stà nell'acqua bassa. Il pesce passa, la fissa e se ne và con una mossa.

Pastura

Giovinetta sarda che pascola pesci pecora aiutata da pesci cani.

Pelato di merda

Epiteto rivolto al Mazzoni e lanciato dal proprietario della autovettura in cui si è aperto il bidone da imbianchino durante il viaggio.

Pesce Americano

Pesce che quando abbocca incasina l'amo per via della chewing- gum.

Piombini

Munizioni da carabina estratte dal fondoschiena di Cenacchi, l'ultima volta che ha pescato in un laghetto privato.

Postazione

Metro quadrato di terreno posto su una riva in cui il gareggiante è costretto a pescare dopo un sorteggio pilotato. Si divide in 1) dove si prende qualche cosa2) dove si prende del freddo (in inverno) o del caldo (d'estate) 3) Dove si prende dell'asino (dal Presidente che è nella postazione vicina e non gradisce la radio accesa a tutto volume).

Raffreddore

Unica cosa che si prende andando a pescare d'inverno.

Schiccio

Pesce che attira simpatia per via delle gote paffuttelle. Si pesca con il ganascino.

Schiccione

Grosso schiccio che si pesca con il ganascione.

Sogliola

Pesce gatto su cui si è seduto Pippi.

Sorteggio

Antico rituale che consiste nel fare sì che il Presidente abbia una postazione tra due persone che non può vedere

Trittico

Tre pesci .

KUERCULIS “ IDEE IN CIRCOLO 2004

il gioco dell' oca

CASELLA 1

Dopo tre ore di full time alla scrivania decidi di rilassarti un attimo con un caffè . La macchinetta più vicina è al terzo piano

Casella 2

Al terzo piano ci sono 4 persone che prendono un caffè lungo

Casella 3

Una volta che la macchina è libera, infili la chiave scopri che ti mancano 5 centesimi per avere il caffè

Casella 4

Dopo aver frugato in tutte le tasche trovi un euro

Casella 5

La macchinetta del caffè non prende l'euro, devi andare a quella delle pastine e bibite

Casella 6

La macchinetta delle pastine e bibite è occupata da 4 persone una delle quali è indecisa se prendere l' Ace o i taralli

Casella 7

L'indecisione si sblocca in favore dei i taralli . I taralli medesimi si bloccano durante l'erogazione

Casella 8

Dai una mano a far oscillare la macchina per fare erogare i taralli. Visioni fugaci della macchinetta che ti crolla adosso.

Casella 9

Infili la chiave per caricare l'euro

Casella 10

Dopo aver infilato per 16 volte la moneta scopri che l' euro andava caricato nella macchinetta dell' acqua

Casella 11

La macchinetta dell'acqua è occupata da 4 persone (sempre loro) una delle quali è indecisa se prenderla gasata o naturale

Casella 12

Carichi la chiave notando che la macchinetta del caffè , nel frattempo è stata occupata da 16 tizi usciti da un corso neo assunti

Casella 13

Finalmente è il tuo turno. Infili la chiave e scopri che manca il caffè. Vai alla macchinetta del piano zero

Casella 14

La macchinetta al piano zero è aperta e il tecnico ti dice che ci metterà solo 5 minuti

Casella 15

Dopo 10 minuti e tre volte che il tecnico ti dice "puoi passarmi il trapano per favore ?", decidi di andare alla macchinetta in Unipol 1

Casella 16

Alla macchinetta di Unipol 1 scopri che alla casella 13 ti erano stati comunque addebitati un euro e rotti, così che ora la chiave è sotto per 5 centesimi

Casella 17

Balli il tip tap nel corridoio mendicando 5 centesimi

Casella 18

Premi un caffè normale e ti esce un cappuccino extra zucchero macchiato con cioccolato e con 16 cucchiani

Casella 19

Tornato in ufficio scopri che il tuo capo (che credevi in ferie perché era da circa 7 ore che non lo vedevi) ti ha cercato 18 volte con un tasso di incazzatura proporzionale alle volte che non ti ha trovato.

Casella 20

Alla sera leggi un articolo di come il caffè renda nervosi