MEZZE STAGIONI
GIUGNO 2001: “ Non ci sono più le mezze stagioni” pensò automaticamente l'impiegato nel terziario avanzato considerando che già la giacca leggera gli faceva troppo caldo. Guardando i colleghi che entravano alla spicciolata nell’atrio della primaria compagnia assicurativa e notando le polo a maniche corte sotto le giacche, le gambe nude sotto le gonne, i primordi delle abbronzature rubate dai primi week-ends al mare si chiese oziosamente se una banalità di prima mattina come quella che aveva pensato potesse servirgli come un incipit per un articolo sul giornalino del circolo aziendale. Tra breve sarebbe andato in ferie e l'estate ancora una volta sarebbe iniziata, portando la sua dote vitale di odori penetranti, colori forti e falso senso di libertà. Certamente durante l’intervallo, avrebbe cercato un punto soleggiato godendo di questo sole ancora non violento che sembrava un anticipo di un viaggio. Buttò un’occhiata compiaciuta ai tazebao attaccati di fronte all'ingresso che, con inchiostro rosso e nero chiedevano un "contratto subito !" , presagio di un’estate calda finalmente (e giustamente) non solo dal punto di vista climatico poi, al sicuro nel suo ufficio, con l'aria condizionata che entrava discreta a confondersi con il piacevole tepore esterno, diede un’occhiata al quotidiano. Le pagine parlavano del nuovo governo e delle dichiarazioni di intenti per il vertice degli 8 paesi più potenti della terra che, da lì ad un mese, avrebbero dovuto trovarsi a Genova a discutere dei destini della Terra. Soprattutto si parlava molto di chi e come avrebbe contestato questo vertice, ma poco dei perché. Inutilmente cercò tra le pagine notizie di quell’opuscolo , edito da Medici senza frontiere, che per caso aveva trovato in un ambulatorio USL e dove si diceva che centinaia di migliaia di africani muoiono ogni anno perché i loro governi non hanno abbastanza soldi per pagare i diritti di brevetto su alcuni farmaci specifici o perché le case farmaceutiche non li producono in quanto poco redditizi. D' altra parte non si stupì più di tanto: qualche anno prima una delle tante guerre dello scorso secolo avveniva a non più di 6 ore d'auto da casa sua. E mentre qualcuno tirava colpi di mortaio a qualcun altro che faceva la fila per un pezzo di pane, i media trattavano la cosa come una telenovela senza il riassunto delle puntate precedenti e soprattutto non rispondevano alla domanda forse più interessante: chi aveva costruito e venduto quella bomba di mortaio ? Questo stava pensando l'impiegato nel terziario avanzato quando il telefono squillò dando ufficialmente il segnale di entrata nella magica, esaltante, produttiva settimana di affari.
LUGLIO 2001: - Allora ? Hai già fatto le ferie ? - L'impiegato nel terziario avanzato si sintonizzò sullo stile della telefonata dell’interlocutore e riuscì a rispondere a tono mascherando abilmente l’irritazione per lo squillo ad un orario insolitamente precoce. In fondo una banalità sentita di prima mattina poteva anche essere un buon incipit per un articolo sul giornalino del circolo aziendale.
Non che stesse facendo granché, in effetti. Il quotidiano lo nauseava sempre più, specie in quel periodo dove era pieno di articoli sulla blindatura di Genova che attendeva il vertice degli 8 parrucconi .e sulle strategie degli oppositori a sfondare il cordone di polizia e andare sotto il Palazzo a fare sentire la propria voce. Perché era proprio lì il punto: quella voce, per quanto espressa da una moltitudine, non faceva ancora abbastanza audience. Così la campagna contro le mine antiuomo, quelle per l’abolizione dei paradisi fiscali e sull’ azzeramento del debito pubblico dei paesi del terzo mondo, entravano in seconda o terza serata, giusto per accontentare il target più insonne. Probabilmente l’irritazione nasceva dal viaggio in Nord Africa che aveva appena fatto e da dove si era portato a casa un souvenir fatto di valori e di ritmi che ora stridevano apertamente con il suo quotidiano fatto di business e velocità sempre meno umane. L'impiegato nel terziario avanzato cercò un foglio dove scrivere un appunto e scovò un volantino sindacale che annunciava in 15 righe una fase di stallo e difficoltà nelle trattative che si sarebbe potuto spiegare in 5 righe o, nei bar, addirittura in 5 irripetibili parole. Pensando a qualche spunto per un articoletto di costume da scrivere per il giornalino del circolo aziendale, si accese una sigaretta aprendo un po’ di più la finestra e sentendo subito la vampata di afa, a stento mitigata dal condizionatore. “Strani gli americani – gli venne da riflettere a causa del connubio afa - sigaretta – votano un presidente che non ratifica il trattato di Kyoto per l’emissione dei gas che provocano il surriscaldamento della terra e poi quasi ti fucilano se ti accendi una paglia.” Probabilmente nel week-end si sarebbe incolonnato tra lamiere e asfalto per cercare un po’ di refrigerio alla spiaggia più vicina. Nell’attesa di quel caldo momento, rispose all’ennesima telefonata della giornata. In fondo i soldi non sentono il caldo.
AGOSTO 2001: " Ma da quando è che non abbiamo un Agosto così caldo ?" pensò l 'impiegato del terziario avanzato passando dal falso refrigerio dell’aria condizionata a quel forno a micro-onde che sembrava il mondo esterno. Poteva essere un buon inizio per un articolo sul giornale del circolo aziendale, ma non gli venne in mente perché lì, sotto il porticato della primaria compagnia assicurativa, persino i manifesti murali attaccati quattro mesi prima, sembravano sudare e la oramai familiare scritta: “contratto subito !” sembrava sempre più disperata. La luce accecante si spaccava sulle forme rendendo lo scenario tutto in bianco e nero, luce e ombra attraversato dall’ afa soffocante. Lui cercò un angolino dove il sole non battesse ricordando che non era passato tantissimo tempo da quando si era trovato inzuppato da un giorno di pioggia. Era accaduto in quei giorni concomitanti al convegno dei G8. Qui , al venerdì pioveva acqua e là piovevano botte e lacrimogeni. E mentre gli apparati continuavano a far piovere menzogne e giustificazioni ingiustificabili, lui aveva visto i cerotti e i lividi di chi c’era, le foto che si trovavano agevolmente in rete, i filmati dai tg. Soprattutto aveva visto la paura trasformarsi in rabbia negli occhi di tante persone, ragazzi e ragazze che potevano essere suoi figli.. Rabbia che lo aveva anche avvolto, come l’afa che respirava, nel piazzale della stazione alla celebrazione delle 85 vittime della strage del 2/8/1980. Quel mattino, c’ era chi fischiava un sindaco che non pronunciava l’ aggettivo “fascista”, e c’era chi non prendeva con filosofia la questione che la sua azienda non concedeva permessi a chi voleva partecipare alla manifestazione e c'erano rappresentanti della maggioranza che a colpi di retorica ventennale cercavano di smussare il muro ostile che avevano di fronte. Con la camicia che era diventata una seconda pelle a causa della temperatura, quel mattino lui pensava che quando hai 20 anni, una bomba che fa più di 85 morti, una manganellata inutile, non ti cambiano la vita. Sono le cose che ne conseguono: la verità distorta e insabbiata, i fatti piegati a logiche di potere, le lacrime di coccodrillo che cambiano qualche cosa. Cambiano il senso dello stato, l'atteggiamento verso il potere e la percezione del proprio ruolo: da cittadino a numero. Con questi pensieri ballerini nella testa tornò nel luogo di lavoro, dove il mondo del business non si era fermato per un semplice ricordo. In fondo era un rito oramai ventennale.
SETTEMBRE 2001: " Fermare il terrorismo con tutti i mezzi. " L' impiegato del terziario avanzato lesse quelle prime righe di articolo sul quotidiano pensando che forse non avrebbe utilizzato una banalità così ipocrita per iniziare un articolo per il giornale del Circolo Aziendale. I giornalisti professionisti invece sì. L' 11 settembre 2001 era diventata una di quelle date in cui si era vissuta la storia nel senso di data da evidenziare sui libri futuri. Ognuno si sarebbe ricordato cosa stava facendo in quel momento in cui ricevette la notizia del più spettacolare ed efficace attentato criminale del dopoguerra, escluse le guerre locali, i massacri etnici e le piogge di mine antiuomo.
In quel momento lui stava facendo dei calcoli al computer e, mentre ancora non riusciva a metabolizzare le notizie aspettandosi da un momento all'altro che uscisse un Bruce Willis a sistemare la cosa, il suo capo lo aveva chiamato per una delle tante verifiche sul lavoro svolto. Gliene era stato quasi grato perché gli sembrava quasi un atto di pura sopravvivenza. Ora che le polveri delle Twin Towers si erano dissolte, poteva venire anche il momento del pensiero, del dubbio, delle domande. Ma la vicenda già aveva preso la china che ogni tanto prendono quegli incubi ricorrenti da cui non è possibile svegliarsi. La lotta al terrorismo non avrebbe coinvolto i paradisi fiscali, l'origine dei giganteschi movimenti di denaro, il traffico d' armi. La lotta al terrorismo si sarebbe risolta in una prova muscolare a danno degli abitanti di qualche povero paese già abbastanza massacrato dalla storia e chi avrebbe cercato una voce diversa da questo coro sarebbe stato solo uno che non capiva come stava andando il mondo. Un aereo passò facendogli alzare la testa a guardare quel cielo ancora afoso nonostante la fine dell' estate. Quel cielo che sarebbe stato tra breve e repentinamente freddo e minaccioso, pieno di nuvole cariche di temporali, di aerei che si schiantavano sull'umanità o che avrebbero sganciato bombe non abbastanza intelligenti da rifiutarsi di scoppiare. Guardando quel cielo desiderò che tornassero le mezze stagioni, quelle dei climi non violenti, dei profumi, dei colori che non erano solo il bianco e il nero.
Poi mentre, chissà perché, gli era saltato in mente il tazebao con la scritta “ contratto subito” che penzolava da un angolo dove il nastro adesivo non aveva tenuto , il telefono squillò nuovamente.